La comunicazione è uno degli aspetti più importanti delle nostre relazioni interpersonali. Purtroppo chi soffre di problemi di memoria e di declino cognitivo vede diminuire progressivamente le sue capacità di comunicazione trovandosi a vivere sempre più chiuso in se tesso e isolato dal mondo che lo circonda.
È bene sapere come la comunicazione venga compromessa nelle varie fasi della malattia ed è importante tenere sempre presente che è comunque possibile valorizzare la nostra relazione valorizzando le capacità rimaste.
Fase iniziale
- Fatica a tenere a mente quello che vuole dire, in alcuni momenti perde il filo del discorso che risulterà caotico o lasciato a metà.
- Ha difficoltà a trovare la parola giusta e di conseguenza usa termini come coso, aggeggio… Ma può capitare anche che usi una parola al posto di un’altra, o che faccia lunghi giri di parole per esprimere un concetto.
- Ha difficoltà di attenzione e quindi fa fatica a seguire la conversazione fra più persone. Durante le riunioni di famiglia a causa di questo problema può sembrare a disagio o non partecipare alla conversazione.
- Ha difficoltà a comprendere i concetti astratti, come ad es. le metafore, fatica a comprenderne il significato o rischia di perdere l’attenzione sul resto del discorso.
- Ha difficoltà a capire informazioni articolate, fatica a comprendere frasi come “prima di fare il bagno, accendi la stufa che ieri avevi il raffreddore”.
Fase intermedia
- Fatica a ricordare quello che ha già detto e tende a ripetere più volte le stesse domande e gli stessi aneddoti.
- Ha difficoltà a “pensare” il suo discorso, che quindi risulta disarticolato, a volte ripetitivo, privo di senso. Può parlare molto senza però dare informazioni, oppure iniziare più discorsi o lo stesso discorso più volte.
- Ha meno voglia di parlare e anche se gli rivolgiamo domande rifiuta di risponderci.
- I problemi di attenzione e memoria aumentano con l’avanzare della malattia per cui fatica a seguire una conversazione anche semplice. Fatica a comprendere comandi tipo: prima di mangiare, lavati le mani. Risponde solo a ciò he è in grado di comprendere.
- Comprende i segnali non verbali, è consigliato quindi accompagnare le parole con una adeguata gestualità. La comunicazione è facilitata se ‘interlocutore è sorridente e ha un tono pacato.
Fase avanzata
- La qualità ma anche la qualità del linguaggio diminuiscono notevolmente, il nostro caro parla a stento anche se viene stimolato a farlo.
- Vorrebbe comunicare ma non riesce per cui rimane a lungo in silenzio, talvolta emette urla o lamenti.
- Peggiora la comunicazione non verbale, la mimica è più fissa e fatica a mantenere il contatto visivo con l’interlocutore.
COME POSSIAMO AGEVOLARE LA COMUNICAZIONE?
- Innanzitutto assicuriamoci che il nostro caro sia nella condizione più favorevole per comunicare: indossa gli occhiali o le protesi acustiche (se ne fa uso), non ci sono fattori che lo distraggano (dolore, preoccupazione, stanchezza), il luogo è tranquillo (radio e tv non sono accese e non ci sono altre persone che parlano nella stanza), è attento (non è impegnato in altre attività come mangiare, vestirsi o camminare), gli parliamo uno alla volta e rispettiamo i suoi tempi di risposta.
- Usiamo frasi semplici e brevi, sforzandoci di chiedere solo una cosa alla volta
- Formuliamo domande dirette
- Evitiamo di usare le metafore
- Verifichiamo se ha compreso ciò che gli abbiamo detto
- Non interrompiamolo
- Concediamogli tempo e usiamo l’intuito
- Enfatizziamo ciò che abbiamo compreso e tralasciamo ciò che viene detto male
- Evitiamo di chiamarlo standogli alle spalle
- Parliamo al nostro caro anche se non è in grado di risponderci
- Evitiamo di parlare della sua situazione in sua presenza
- Evitiamo che chiunque si rivolga a lui come se fosse un bambino
La Federazione Alzheimer Italia ha stilato una guida molto utile che alleghiamo qui
Inoltre è bene ricordare che in tutte le fasi della malattia il nostro rapporto con il malato passa anche attraverso la COMUNICAZIONE NON VERBALE. Abbiamo già ricordato l’importanza di un sorriso, del tono di voce neutro… Altrettanto importante è ricordare che anche nelle fasi più gravi il contatto fisico può dare sicurezza e affetto al nostro caro, a patto di non essere bruschi o frettolosi e rispettarne il pudore e la dignità.
Allo stesso la comunicazione non verbale ci permette di osservare lo stato in cui si trova il nostro caro: un viso contratto può segnale dolore, malessere fisico; un continuo movimento (anche solo del volto) può indicare agitazione, ansia, disagio, paura; per contro, un sorriso o un volto disteso sono indici di un momento di benessere e serenità.
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