Una persona con problemi di memoria affronta tutti i giorni molte difficoltà, alcune più riconoscibili di altre. Ogni piccola dimenticanza è causa di un comportamento a volte incomprensibile del nostro caro; è importante quindi che noi siamo in grado di riconoscerle in modo da poter essere di aiuto e non causare in vece un disagio maggiore. È inutile, ad esempio, cercare di far ricordare le cose, è una perdita di tempo e di energie per noi e può innervosire la persona con problemi di memoria.
Vediamo quindi quali sono le dimenticanze e quali comportamenti ne conseguono:
- Se dimentico dove ho messo gli occhiali passo molto tempo a cercarli, vivendo un’ansia e un’agitazione crescenti, arrivando magari ad accusare altri di avermeli presi.
- Se non ricordo il nome di una o più persone nella stanza mi sento a disagio e preferisco isolarmi e non parlare con loro per non fare brutte figure.
- Quando non ricordo il nome di alcuni oggetti di uso comune non riesco a farmi capire dagli altri e provo frustrazione.
- Quando mi capita di non ricordare se ho già fatto una determinata cosa per cui può succedere che prenda di nuovo i farmaci o di preparare la tavola dopo aver finito di pranzare.
- A volte non ricordo di aver già chiesto una cosa e allora la chiedo un’altra volta, e poi un’altra, e un’altra ancora…
- Quando non riconosco luoghi che dovrebbero essermi familiari mi perdo e non trovo la strada di casa; può succedere anche nella mia casa che io non riconosca le diverse stanze o addirittura non riconosca la casa come mia abitazione.
- Se ho difficoltà ad apprendere nuove informazioni ho problemi ad usare un nuovo elettrodomestico.
Cosa prova la persona con problemi di memoria?
Pur essendo variabile il grado di consapevolezza di questo problema la persona prova sicuramente ansia (quando non ricorda il nome del nipotino adorato o quando teme di aver perduto il portafogli) e depressione in quanto queste mancanze la fanno sentire inefficiente. Essa teme di perdere il proprio ruolo, la propria credibilità e dunque prova panico, agitazione, rabbia e rifiuto.
Cosa possiamo fare?
Forniamo dei punti di riferimento nel tempo, stabilendo una routine nella vita del malato (la passeggiata al mattino per prendere il pane, la tv dopo pranzo, la telefonata della figlia prima di cena, il bagno il sabato, la messa la domenica…
Forniamo dei punti di riferimento nello spazio, cercando di essere molto ordinati e di dare un posto ad ogni cosa (soprattutto nelle fasi iniziali). Possono essere molto utili foto, post-it ed etichette per rendere facilmente riconoscibili le stanze o per spiegare il contenuto di armadi o cassetti…
Incoraggiamo l’esercizio delle abilità residue, ricordando che molte attività possono essere accessibili al malato se eliminiamo strumenti pericolosi o situazioni rischiose.
Caratterizziamo la stagionalità, enfatizzando i vari momenti dell’anno: vedere l’albero di natale può ricordare al malato che è inverno e quindi di vestirsi di più.
L’ATTENZIONE
L’attenzione è una funzione cognitiva strettamente legata alla memoria perché non è possibile ricordare ciò su cui non si pone adeguata attenzione. Nella demenza di Alzheimer diminuisce la funzione filtro dell’attenzione: è come se le maglie di questo filtro si allargassero. Il paziente ha via via sempre maggiori difficoltà nel prestare attenzione ad un solo stimolo, poiché non riesce ad ignorare tutti gli altri che provengono dall’ambiente, quindi si distrae continuamente.
È bene quindi svolgere una sola attività per volta, accertarsi che il malato sia attento, suddividere i compiti complessi in azioni semplici, ridurre le distrazioni dell’ambiente circostante ed evitare le interruzioni.