Che bel gattino
Qualche giorno fa, durante la visita di controllo, la neurologa ha chiesto a mia madre se le piacessero gli animali. “Certo, quando ero piccola avevo due gatti. Mi sono sempre piaciuti! Sono così teneri e buffi» ha risposto. Così inizio a pensare che, per stabilizzare il suo umore, potremmo provare proprio con la Pet therapy. Passa una settimana e un’amica mi passa a trovare con un gattino appena svezzato. Lo portiamo a mia madre che subito si mostra entusiasta: «Ma che bello! E come si chiama?». «Lucia, hai visto? Ti piace?». «Sì, è molto bello». «Non ha ancora un nome, perché non ne scegliamo uno insieme?». «Va bene» risponde mia madre. Poi, mentre sorride, mi guarda e si dirige verso il ripostiglio. Mi giro verso il gattino, che nell’atrio zampetta e annusa tutto quello che può. In quel momento mia madre arriva con una scopa, apre la porta e lo sbatte fuori. «Mamma, ma che fai?» domando incredulo. «Lo sbatto fuori, che faccio?». «Ma hai detto che ti piaceva?». «E che vuol dire? Anche il vicino mi piace, ma mica me lo sono messo in casa».
Ha preso da me
Anche questa sera mia madre ha sistemato il bambolotto sul cuscino accanto al suo e mi ha detto di lasciarlo lì, sotto le coperte, per non fargli sentire freddo. L’ho spogliata e le ho messo la vestaglia con un po’ di fatica (questa sera non capiva che senso avesse spogliarsi per poi rivestirsi) e quando le ho sollevato le gambe per metterla a letto, ha detto che prima o poi mi deve dare un pugno. Me lo dice spesso perché per lei è una cosa divertente, così rido anch’io. «Ma tu adesso dormi?» mi chiede. «No, lavoro un po’ in cucina e poi vado a dormire nell’altra camera». «Ah, non devi dormire qui?». «No, dormo di là». «Allora lui può restare qua tutta la notte?». «Certo, non è un problema». «E quell’altro, se n’è andato?». «Sì, siamo rimasti solo noi tre». «Ma prima gli hai detto cinque o sei?». «No, gli ho detto sette o otto». «Ah. Ma gli hai detto domani?». «Sì, domani». «Vabbuò. Adesso la vedi che fa grascica». «Va bene lo stesso» rispondo in modo vago ma deciso, non sapendo di cosa stiamo parlando. Poi manda un bacio e io mi chino a baciarla sulla fronte; ride e mi dice di dare un bacio anche a lui, al bambolotto. Così faccio il giro del letto e bacio anche quel volto di vinile. «Hai visto che bello che è?» chiede. «Ovvio, ha preso tutto da me». Lei ride e non risponde. Ma quando sto per uscire mi chiama e torna seria: «Uagliò, ma quindi diventerà grasso pure lui?».