Nella malattia di Alzheimer la “funzione comunicativa della parola” decade prima di altre funzioni. Il dott. Pietro Vigorelli, che in Italia ha elaborato e promosso l’Approccio Capacitante”, considera la malattia di Alzheimer come la malattia della parola e indica nella parola la base della cura.
Competenze ed abilità residue
L’Approccio Capacitante insegna a riconoscere e a mantenere le abilità residue della persona a partire da:
- La competenza a parlare e comunicare: il malato che non si sente capito, o che non riesce a seguire un discorso si sente frustrato, smette di comunicare pur essendone in parte ancora capace e si isola. Imparare a comunicare in modo semplice ed efficace, andando oltre alla “correttezza” della frase usata aiuta mantenere vivo il dialogo
- La competenza emotiva: il malato si rende conto, se pur non riconosce la sua malattia, delle sue mancanze e dei suoi deficit. Imparare a riconoscere la “parte sana” (ad es. la capacità di apparecchiare la tavola) piuttosto che focalizzarsi sulla “parte malata” (ad es. la capacità di cucinare), aiuta a mantenere un rapporto più sereno in cui la persona si sente valorizzata per quello che “sa fare”.
- La competenza a contrattare e a decidere: a mano a mano che la malattia fa il suo corso può succedere che il familiare si “sostituisca” sempre più al malato, decidendo sempre più per lui. È giusto avere sempre chiare le scelte che il malato può ancora fare per sé, questo atteggiamento riconosce dignità al malato e preserva la sua autostima.
Un altro concetto fondamentale portato avanti da questo atteggiamento di cura è quello di essere noi familiari ad “entrare” nel mondo possibile in cui il malato si trova, se impariamo a farlo riusciremo a vivere dei piccoli momenti di felicità nel rapporto quotidiano con il nostro caro.
I 12 passi per una felicità possibile
- Non fare domande: La regola d’oro è quella della felicità: se fare domande provoca disagio, bisogna evitarle. Se fare domande non disturba, si possono fare.
- Non correggere: Ricordiamo sempre che la persona malata di demenza non è un bambino e neanche un allievo. è una persona con una storia, un ruolo familiare e una posizione sociale. L’esperienza mostra che la continua correzione degli errori di linguaggio e di comportamento non porta a un miglioramento dei risultati
- Non interrompere: non completare le frasi: la persona malata di Alzheimer tende a essere lenta e a incepparsi quando parla, quindi rispettiamo i suoi tempi. Allo stesso modo non suggeriamo la risposta.
- Ascoltare: per ascoltare bisogna stare attenti e concentrati. Se siamo attenti sappiamo rispettare i tempi di inerzia verbale o il desiderio di silenzio
- Accompagnare con le parole: accompagnare nei mondi possibili, cercare un punto di incontro felice. In fondo poco importa se il mio caro mi confonde con la mamma defunta da tempo. Quello che conta è che sta parlando con me e nel farlo mi comunica le sue emozioni
- Rispondere alle domande: Se ci chiede il nome di una persona o di un oggetto, ha bisogno della nostra risposta.
- Comunicare con i gesti: quando decade la funzione comunicativa della parola bisogna ricorrere ad altri linguaggi, quello paraverbale (tono della voce, timbro, direzione ecc.) e quello non verbale (gesti e comportamenti che accompagnano lo scambio comunicativo).
- Riconoscere le emozioni: L’attenta osservazione delle persone malate di Alzheimer dimostra che il mondo emotivo c’è, è vivace e multiforme
- Rispondere alle richieste: Rispondere alle richieste non significa rispondere di sì, significa semplicemente rispondere. è chiaro che non possiamo sempre soddisfare le richieste che ci vengono fatte, ma un conto è non soddisfare, un altro è ignorare. Il bisogno di essere presi in seria considerazione come persone è un bisogno fondamentale dell’uomo
- Accettare che faccia quello che fa: La relazione con una persona malata di Alzheimer è una relazione tra adulti e quindi paritaria
- Accettare la malattia: Di fronte alla realtà della malattia conviene assumere un atteggiamento positivo e cercare soluzioni adeguate ai nuovi problemi che si pongono. Chi vuole lottare contro la malattia resterà sconfitto e non farà che sprecare le proprie energie
- Occuparsi del proprio benessere: i familiari sono invitati a cercare la loro felicità possibile attraverso il diventare curanti esperti