Il comportamento riguarda tutto ciò che un individuo fa. A causa del deterioramento cerebrale, la persona malata perde progressivamente la capacità di comprendere la realtà che la circonda e, di conseguenza, la possibilità di “regolare” i propri comportamenti. La persona malata adegua le proprie risorse cognitive ed emotive non alla situazione reale, ma alla situazione che le sue facoltà le consentono di percepire. Ad esempio, se non è più in grado di riconoscere la propria casa, avrà la sensazione di essere in un luogo estraneo, vorrà andarsene, tenterà di scappare, potrà agitarsi, spaventarsi …
Perché è importante conoscere i disturbi del comportamento?
– Perché il disturbo può essere limitato: il disturbo è l’espressione di un disagio profondo. Osservare il malato, capire dove, quando, con chi e in quale situazione il disturbo insorge può aiutarci ad apportare gli opportuni cambiamenti. In ogni caso è opportuno escludere che il malato abbia problemi di udito, vista, dolore, problemi di masticazione… È inoltre importante mantenere sempre un atteggiamento di calma, che sia rassicurante per il nostro caro.
– Perché il disturbo si può prevenire: un’attenta osservazione della persona e dell’ambiente circostante possono aiutare a individuare le costanti che consentono di comprendere e rimuovere le cause scatenanti. Ciò aiuta a prevenire le situazioni critiche o ad attutirne l’intensità.
Cosa non dobbiamo fare?
– Non ritenersi presi di mira: “Ce l’ha con me!”: sforziamoci di tenere presente che il disturbo del comportamento è parte integrante della malattia e non una presa di posizione intenzionale
– Evitare di reagire con modalità simmetriche: “Se tu urli, io urlo di più”: quasi sempre la netta contrapposizione (o più semplicemente il tentativo di far ragionare), si rivelano inefficaci, perché la persona malata ha la sua verità, della quale è fortemente convinta. È inutile e controproducente fronteggiarlo, vale la pena mantenere la calma e cercare di portare l’attenzione su situazioni gradite.
– Non sentirsi presi in giro: “Lo fa apposta”: in alcuni momenti il nostro familiare può essere bene orientato e ricordare le cose con precisione, in altri invece può essere confuso e dimenticare ciò che gli abbiamo appena detto. Questo non deve indurci a pensare che egli ricordi solo ciò che gli fa più comodo. I disturbi cognitivi, infatti, possono essere fluttuanti, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia.
I più comuni disturbi del comportamento sono:
GIUSTIFICARSI, MINIMIZZARE, MENTIRE
Il malato, consapevole delle proprie difficoltà può spaventarsi o vergognarsi. Il timore di perdere il proprio ruolo all’interno della famiglia, nel lavoro, nelle relazioni lo induce a nascondere i problemi. Tenderà a minimizzare la situazione (capita a tutti di dimenticare), a giustificarsi (oggi ho una brutta giornata, per questo non ricordo), a mentire (non mi sono dimenticato, tu non mi hai detto di comperare il pane).
Cosa fare: è sempre importante rassicurare il malato ed evitare di giudicare e sottolineare le difficoltà.
RIPETITIVITÀ
Alcuni malati ripetono molte volte la stessa domanda o la stessa osservazione. Le ragioni di questo comportamento sono molteplici: in parte la persona perde progressivamente la capacità di comprendere la realtà che la circonda diventando molto insicuro; in parte il disturbo della memoria le impedisce di ricordare sia ciò che ha chiesto, sia la risposta che ha ricevuto. Questo comportamento può diventare provocare irritazione, rabbia e frustrazione sul familiare che lo assiste.
Cosa fare: ricordiamoci che non lo fa apposta, sforziamoci di intuire il bisogno del malato (a volte ripete le stesse cose per mantenere il contatto con il suo interlocutore, o per riempire dei vuoti), cerchiamo di anticipare la domanda offrendo informazioni semplici (maggiori sono le informazioni che il malato riceve attraverso le nostre parole o attraverso l’ambiente, minore sarà il suo bisogno di porre domande).
DELIRI, ALLUCINAZIONI E FALSI RICORDI
Il delirio è un falso convincimento che può essere dovuto ad una errata interpretazione della realtà. È molto importante precisare che queste idee sono, per la persona, assolutamente corrispondenti alla realtà e la reazione emotiva a questi pensieri è naturalmente proporzionata alla loro intensità.
Qual è la differenza tra deliri e allucinazioni? L’anziano che presenta allucinazioni, vede o sente persone o cose con le quali può interagire in quanto sono per lui realmente presenti. Il soggetto che presenta delirio non vede e non sente cose o persone ma ha delle convinzioni.
Qual è la differenza tra delirio e falsi ricordi? È difficile cogliere la differenza; nel caso di falsi ricordi la persona malata cerca inconsapevolmente di colmare le lacune della propria memoria con ricordi plausibili: essi rappresentano versioni di una realtà che non ricorda bene e che cerca, a suo modo, di ricostruire. In linea generale il falso ricordo si differenzia dal ricordo perché può essere modificato fornendo con tatto al nostro familiare le corrette informazioni.
Cosa fare: non contraddire e non deridere, non confermare le sue idee (non contraddire non significa assecondare il delirio), distogliere invece l’attenzione.
ACCUSE DI FURTO
A causa dei problemi di memoria, la persona malata smarrisce sempre più spesso i propri oggetti o li ripone in luoghi inusuali senza ricordare di averlo fatto. Il malato poco consapevole delle proprie difficoltà, frustrato dalla continua ricerca delle proprie cose, non potendo ricostruire dove sia finito l’oggetto, può pensare di essere stato derubato. Ne è convinto al punto di accusare le persone che gli sono vicine. Per i familiari questo comportamento è molto doloroso e difficile da comprendere.
Cosa fare: ricordiamoci che anche questo è un aspetto della malattia e non del malato (non lasciamoci quindi sopraffare dalle accuse), rassicuriamolo e aiutiamolo a cercare, cerchiamo di dare un posto ad ogni cosa in modo che si possa seguire un ordine preciso, facciamo dei duplicati delle cose più importanti (tipo le chiavi di casa), informiamo le persone che frequentano la casa che il nostro caro sta attraversando questo momento (in modo che non si offendano se si sentono accusare), sforziamoci di relativizzare.
TENDENZA A NASCONDERE LE COSE
Come conseguenza del fatto del timore di venire derubato il malato è spesso portato a nascondere le cose, anche quelle più impensate (come il cibo o i vestiti).
Cosa fare: cerchiamo di tollerare nei limiti del possibile, ricordiamo che il malato nasconde questi oggetti non per piacere ma per paura che gli vengano sottratti, cerchiamo di individuare i nascondigli (rimuovendo il cibo che potrebbe marcire ma lasciando il resto per dare tranquillità al malato), controlliamo il cestino dei rifiuti prima di gettare l’immondizia (casomai proprio quello sia usato come nascondiglio).
TENDENZA ALLA FUGA
Il malato, confuso e disorientato, tende a mescolare il passato con il presente e si convince di vivere situazioni che in realtà appartengono al suo passato. Può pensare, ad esempio, che i suoi genitori lo stiano aspettando, può non riconoscere la casa in cui abita come propria, o ritenere di doversi recare al lavoro. Questo determina nella persona l’esigenza di “andare” in quello che ritiene essere il suo posto. A nulla valgono i ragionamenti di chi gli è vicino, anzi, sentendosi contrastato, può mettere in atto veri e propri piani di fuga.
Questo comportamento rende molto faticosa l’assistenza: la persona malata può infatti approfittare di un momento di distrazione per andarsene, mettendosi così in pericolo. Il soggetto corre il rischio di perdersi e quindi di spaventarsi, perdendo ulteriormente la possibilità di valutare la situazione.
Cosa fare: è opportuno adottare alcune precauzioni (come i dispositivi in grado di segnalare l’apertura della porta), lasciargli addosso un biglietto o una medaglietta con i suoi dati e un recapito (utili qualora si perda), evitiamo di contrastare il suo desiderio di andare via cercando invece di distoglierlo con qualche proposta gradita.
AGGRESSIVITÀ E IRA
Le reazioni aggressive possono essere sia verbali che fisiche e possono essere originate da eventi per noi di poco conto. Nella maggior parte dei casi sono dovute alla frustrazione, come ad esempio nel caso in cui la persona malata non riesca a farsi comprendere o non riesca da sola in alcune attività. Altre volte il malato interpreta le attenzioni dei propri familiari come invadenti ed eccessive; teme di perdere il proprio ruolo o di essere “preso per matto”. In altri casi ancora si determinano per ansia e paura.
Cosa fare: ricordiamo che non è colpa nostra se il nostro caro si infuria (egli reagisce alle proprie frustrazioni e paure), cerchiamo di mantenere la calma, evitiamo di discutere ma ascoltiamolo mostrando partecipazione emotiva, salvaguardiamo la nostra incolumità…
Questo è uno dei casi in cui la cura a casa del nostro caro è più difficile; è importante confrontarci con il medico, con altri familiari e non pretendere di gestire tutto sempre da soli.
AFFACCENDAMENTO
La persona malata compie movimenti incessanti, ripetitivi e privi di finalità come manipolare oggetti, lembi di indumenti, rovistare nella borsa… Vaga nella stanza spostando le cose da qui a lì senza concludere nessuna azione in particolare. Le sue capacità non gli consentono più di compiere azioni consecutive per cui il suo muoversi ci appare frammentato e privo di significato ma è utile a placare la sua esigenza di sentirsi attivo.
Cosa fare: cerchiamo di non contrastare questo bisogno (eventualmente rimuovendo oggetti che possono costituire un pericolo o chiudendo a chiave i luoghi pericolosi, tipo il cassetto dei farmaci…), cerchiamo di capire se è dovuto a dolore o a necessità (tipo il bisogno di andare in bagno) che il nostro caro non è in grado di esprimere.
VAGABONDAGGIO
Alcuni malati presentano la tendenza a vagare senza meta: sembrano andare alla ricerca di qualche cosa che non esiste o che comunque non può essere trovata. Camminano a passo molto veloce, sembrano avere fretta ed appaiono infaticabili in questa loro attività. Non è chiaro quale ne sia la causa ma un’ipotesi è che sia determinato dal bisogno di scaricare le energie o l’ansia in eccesso. È un comportamento che sembra resistere più di altri ad ogni tipo di dissuasione.
Cosa fare: evitiamo di costringere il malato a fermarsi e cerchiamo invece di incrementare l’attività fisica, se possibile camminiamo con lui, cerchiamo delle attività alternative per soddisfare l’esigenza motoria del malato.
SINDROME DEL TRAMONTO
Verso sera la persona malata può apparire confusa, ansiosa, irrequieta o reattiva; si suppone sa perché in quelle ore la persona è più stanca e quindi più fragile. La diminuzione della luce inoltre aumenta le difficoltà visive e/o percettive e favorisce errate interpretazioni degli stimoli ambientali.
Cosa fare: evitiamo in queste ore di coinvolgerlo in attività, riduciamo gli stimoli, aumentiamo l’illuminazione.
ALTERAZIONI DEL CICLO SONNO/VEGLIA
A causa di un’alterazione dei centri nervosi che regolano il ritmo del sonno, accade che la persona malata dorma poco di giorno e di notte, o abbia un sonno leggero con frequenti risvegli. Il risveglio notturno, che può avvenire per la necessità di andare in bagno, favorisce il disorientamento. Di notte infatti si perdono più facilmente i riferimenti spazio-temporali; può capitare che il malato voglia vestirsi, uscire, svolgere attività domestiche.
Cosa fare: consultiamo il medico, evitiamo situazioni o attività stressanti nelle ore serale, evitiamo i pisolini durante il giorno, riduciamo l’uso di bevande la sera (in modo da diminuire il bisogno di andare in bagno la notte).
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