LETTERA DI UN MARITO ALLA PROPRIA MOGLIE
Voglio esprimere lo stato d’animo mio a mia moglie, ammalata da tanto tempo di Azheimer, anche se non può capire.
Non mi sono mai rassegnato alla sua malattia, ho fatto tanto e faccio di tutto per tenerla in vita giorno dopo giorno, perché così com’è ridotta mi basta vederla, averla vicina, per sorridere.
È un amore tra persone vive, perché lei è una persona; si capisce la difficoltà, la sofferenza, ma con tanta infinita pazienza, lei comprende chi le è sempre vicino. Ricerca supporti in un mondo spesso dominato dall’abbandono, dalla solitudine e dall’indifferenza.
Dio mio concedimi, anche se i miei nervi non sono sempre saldi, l’energia psichica e fisica per essere sempre pronto a rispondere alle sue infinite richieste, non parlate, ma fatte di sguardi di questa donna che soffre e fa soffrire, vive male e fa vivere male (non per sua colpa), che non ha neanche un Dio a cui rivolgersi come me, ma solo il mio grande amore per lei.
Ora penso più che altro a questo Dio che l’aiuti nella sua malattia.
Io l’amo con sentimento puro e silenzioso e di un amore difficile, intenso, talvolta incomprensibile, come si ama una persona viva.
Un suo sorriso, pur essendo debole, è potente e illumina la casa se pur immobile sulla sua carrozzina-poltrona, riempie tutti gli angoli della casa e a me basta un suo sguardo o anche un suo sorriso per rianimarmi, vedere il suo volto sempre sereno, tenere la mano che poi non lascia mai e me la stringe forte, baciarla, parlarle, coccolarla.
Basta che ci sia, anche se i suoi silenzi saranno sempre più lunghi e più profondi, l’amore rende possibile ogni cosa.
Non bisogna dimenticare che chi è affetto da demenza anche in fase avanzata non perde mai la capacità di essere persona, di esserci ancora e spero che tu rimanga il più a lungo possibile con me.
Ti amo tanto e farò di tutto per alleviare le tue sofferenze con la mia presenza.
Con immenso amore,
tuo marito
Giancarlo