Quando può essere utile ricorrere alla badante
Le demenze sono malattie degenerative che possono durare molto a lungo e può giungere il momento in cui le nostre forze, anche se unite a quelle di altri componenti della famiglia, non sono più sufficienti ad assistere la persona malata. In questo caso potremmo valutare l’opportunità di inserire il nostro familiare in una struttura adatta oppure potremmo cercare un aiuto esterno alla famiglia, ad esempio una persona che lo assista a casa.
Per il malato la possibilità di rimanere nella propria abitazione offre alcuni vantaggi. La casa infatti è luogo di ricordi e punti di riferimento che possono avere un effetto positivo sulle capacità cognitive e sul benessere generale. Inoltre, un’assistenza personale consente di rispettare i ritmi e le abitudini del malato ed offre una maggiore possibilità di osservazione.
La necessità di ricorrere a un aiuto esterno alla famiglia può essere determinata da diverse motivazioni tra cui:
- L’aggravamento della malattia
- Un cambiamento della situazione familiare
- La mancanza di riposo da parte dei familiari
Come trovare la “persona giusta”
È una questione difficile e, in alcuni casi purtroppo, la scelta della persona più idonea passa attraverso dei fallimenti. Infatti, non sempre si trova l’assistente più adatta alla prima prova e a volte è necessario fare più tentativi. Tuttavia è possibile tenere conto di alcuni aspetti che possono guidarci in questa scelta:
- La fiducia: considerato che si tratta di una persona che passerà molto tempo con il nostro caro e che avrà molte responsabilità, dobbiamo fidarci di lei; lei stessa, a sua volta, dovrà essere in sintonia con la persona o le persone con le quali vivrà.
- L’esperienza: sicuramente è positivo trovare una persona che abbia già fatto esperienze simili poiché conoscerà i compiti che dovrà svolgere e la situazione che si troverà a dover affrontare; tutto ciò renderà più veloce la sua preparazione.
- Il sesso: solitamente il compito viene assolto da donne, ma a volte può essere più adatto un uomo.
- L’età: una persona giovane può essere vista come una figlia e ciò può essere positivo perché facilita l’accettazione; una persona di mezza età invece potrebbe essere vista come un’amica. Cerchiamo di comprendere quali potrebbero essere le esigenze del nostro caro.
- La nazionalità: molte assistenti familiari vengono dall’estero e solitamente sono ben disposte verso le persone anziane; tuttavia la poca familiarità con la lingua italiana e, talvolta, la precarietà della loro permanenza rappresentano un problema.
- Il carattere: una persona calma che ispira serenità avrà un effetto positivo sul malato, in alcuni casi invece, potrà essere utile anche una certa capacità di persuasione. Naturalmente sarebbe bello trovare una persona con degli interessi che la accumunino al malato quali, ad esempio, il lavoro a maglia o l’interesse per la cura delle piante.
- La preparazione: se l’assistente familiare possiede conoscenze infermieristiche ed è autonoma negli spostamenti, può ulteriormente agevolare il nostro compito.
- La motivazione: è positivo se la persona si dimostra interessata e curiosa della situazione, fa tante domande e cerca di documentarsi.
Come preparare il nostro familiare
La proposta di essere affiancati da una persona “che aiuta” molto spesso non è ben accolta dal nostro familiare, soprattutto nelle prime fasi della malattia. Le ragioni di questa ostilità possono essere molteplici. Ad esempio, la scarsa consapevolezza delle proprie difficoltà, la paura di non essere più “padroni” in casa propria, di convivere con una persona che non piace e non ultimo di essere abbandonati dalla propria famiglia.
Pur essendo lecite e comprensibili le ragioni di questa resistenza, la scelta di coinvolgere una persona esterna nell’aiuto e nell’assistenza spetta solo a noi familiari; la persona malata va aiutata a comprenderne e accettarne le ragioni.
Per evitare discussioni e imposizioni si può spiegare al nostro caro che si tratta comunque di una prova; eventualmente è possibile rimandare questo annuncio per qualche giorno o chiedere aiuto a qualcuno che su di lui ha una buona influenza di sostenere la nostra proposta. Rassicuriamolo sulla continuità della nostra presenza e sul suo diritto di stare bene in casa propria. Se vive con noi possiamo dire che si tratta di un aiuto per noi più che per lui. L’assistente potrebbe anche essere presentata come un’amica che temporaneamente ha bisogno di un alloggio e che in cambio darà qualche aiuto in casa.
Come preparare chi assiste
È molto importante fornire informazioni chiare sulla malattia e aiutare chi assiste a conoscere bene il nostro familiare:
- Quali sono i suoi gusti
- Quali sono le sue abitudini
- Da che cosa si fa distrarre
- Cosa gli piace mangiare
- Eventuali malattie concomitanti
- Le medicine da somministrare
- Eventuali deliri di latrocinio (perché non si senta ingiustamente attaccata).
Inoltre sarà utile informarla riguardo i comportamenti da adottare in momenti di crisi, cioè distrarre piuttosto che discutere, rassicurare piuttosto che ragionare. È anche importante di non sostituirsi al malato ma di stimolare il mantenimento delle capacità residue.
Cosa fare se il tentativo fallisce
Purtroppo questo può succedere e i motivi possono essere molteplici. È importante non scoraggiarsi e riprovare. La nuova persona potrà essere individuata anche in base ai motivi che hanno portato al fallimento di questo primo tentativo.
Credits: Immagine in evidenza © Photo by Matthias Zomer da Pexels